Giornalista, reporter per il quotidiano torinese La Stampa, caposervizio esteri. È stato corrispondente da Parigi e inviato di guerra. Si è interessato fra l’altro degli avvenimenti sorti a partire dal 2010-2011 e noti come “Primavera araba”. Nell’agosto 2011 è stato rapito in Libia e liberato dopo due giorni. Il 9 aprile 2013, mentre si trovava in Siria come inviato di guerra, di lui si perde ogni traccia. La prima notizia del suo rapimento giunge il 6 giugno quando viene diffusa la notizia che Quirico è ancora vivo. Viene infine liberato l’8 settembre 2013, dopo 5 mesi di sequestro, grazie ad un intervento dello Stato Italiano e infine riportato a casa. Nel 2015 con Il grande califfato ha vinto la sezione saggistica del Premio Brancati.

Guardo questi cadaveri fissati per sempre, e i tre anni da allora, da quando li ho visti vivi e arroganti e ghignanti nell’esercizio del Male, diventano niente. Il bene e il male dovrebbero riequilibrarsi sennonché il centro di gravità è collocato in basso, molto in basso. O meglio mi accorgo ora che si sovrappongo l’uno all’altro senza mescolarsi come due liquidi di diversa entità.

Da La Stampa del 19/06/2016

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