FEDERICO MARIA SARDELLI parla “LA TRILOGIA DELLA VILLEGGIATURA”, di C. Goldoni
Domenica 21 aprile 2024, ore 11:00
"LA TRILOGIA DELLA VILLEGGIATURA", di C. Goldoni
Opera tra le maggiori del teatro goldoniano, la Trilogia della villeggiatura (1761) rappresenta l’esito più compiuto di una tematica più volte esplorata dall’autore e frequente oggetto della satira
settecentesca. Le tre commedie che la compongono mettono in scena, con elaborata struttura narrativa, le circoscritte peripezie di un gruppo di borghesi, dapprima «smaniosi» di andare in villeggiatura, quindi travolti loro malgrado da derive sentimentali e difficoltà finanziarie, costretti infine a un mesto ritorno in città. Col pretesto di porre in ridicolo la smania della villeggiatura dispendiosa, l’ambizione del ceto medio che vuol gareggiare con la ricca nobiltà, il grande affresco della Villeggiatura offre l’impietosa immagine di un mondo borghese dilaniato da egoismi e particolarismi, che nello sviluppo delle proprie contraddizioni ha smarrito la carica vitale e progressista di un tempo. Goldoni se ne distacca con lo stesso sicuro intuito storico e sociale con cui l’aveva difeso ed esaltato nel momento della sua affermazione rivoluzionaria.
Carlo Goldoni, commediografo, nasce a Venezia nel 1707. Lascia la sua carriera giuridica per il teatro, raggiungendo il primo successo nel 1734 con la tragedia Belisario.
All’età di quarantun’anni entra a far parte, come poeta drammatico, nella compagnia di Girolamo Medebach di Venezia, rappresentando la sua prima commedia: La donna di Garbo (1743). Per la stessa compagnia e per il Teatro Sant’Angelo, Goldoni scrive numerose commedie, attuando quella riforma stilistica parzialmente cominciata nel 1738 con il Momolo cortesan. Con tale riforma, esposta nel Teatro Comico nel 1751, l’autore si propone di restituire dignità letteraria al teatro, contrapponendo alle buffonesche improvvisazioni della commedia dell’arte un brioso e garbato studio dei costumi della sua commedia di carattere. Prendendo spunto dalla vita quotidiana ne rinnova la trama facendo uso di un linguaggio che evidenzia l’aspetto realistico delle situazioni create dai suoi personaggi, oramai privi di maschere.
Nel 1762 si trasferisce a Parigi a dirigere la Comédie Italienne; diviene poi insegnante di italiano per le figlie di Luigi XV. Muore a Parigi nell’anno 1793.
Scrisse oltre 150 lavori in italiano e in dialetto veneziano